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A "Le ragazze" storie di generazioni diverse a confronto

Donne dalle vite straordinarie

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Giovedì 19 giugno alle 21.20 su Rai Premium (canale 25 del digitale terrestre) nuovo appuntamento con "Le Ragazze", il programma di Rai Cultura condotto da Francesca Fialdini. Donne di generazioni diverse raccontano la loro vita: hanno avuto vent’anni negli anni ‘40, ‘50, ‘60, ‘70, ‘80 o ‘90: le loro vite si intrecciano e ci raccontano una storia più ampia. 
Ad aprire la prima puntata sarà la decana Luisa Maragliano. Nata a Genova nel 1931, è stata una primadonna del teatro lirico italiano. L’amore per la musica nasce durante l’infanzia, quando inizia a intonare canzoni popolari accompagnata dal padre alla chitarra. Ma nel suo destino c’è la musica lirica: è ancora una ragazza quando nel 1955 si presenta a un’audizione aperta dal direttore d’orchestra Tristano Illersberg per l’allestimento del "Parsifal" di Wagner al Teatro Carlo Felice di Genova. Quel provino le cambierà la vita: Illersberg le dà la parte e la fa debuttare. Seguiranno anni di duro studio sotto la sua guida. Fra allieva e maestro sboccerà presto anche l’amore. Alla fine degli anni ‘50 Luisa è pronta a conquistare le scene: nel 1959 debutta all’Arena di Verona, mentre la prima volta alla Scala di Milano è nel 1965 con il "Mosè" di Rossini. Il suo talento la porta a calcare i palcoscenici dei teatri lirici più importanti del mondo, dal Covent Garden di Londra al Metropolitan di New York. Nel 1967 riceve la Maschera d’Argento, l’equivalente dell’Oscar per la lirica. L’amore per Tristano, che nel frattempo è diventato suo marito, è più forte dell’amore per la musica. E così negli anni ‘80, quando Tristano si ammala, Luisa, al culmine della carriera, si ritira dalle scene per prendersi cura di lui. Dopo la sua morte inizia a insegnare canto. La sua ultima esibizione in scena è stata a 87 anni al Teatro Carlo Felice di Genova nel 2018.
Sarà poi la volta di due ragazze degli anni ‘70. Piera Detassis nasce a Trento il 9 dicembre 1953. La madre è una casalinga e il padre imbianchino con una spiccata vena artistica. Piera cresce in una Trento che, negli anni ‘60, si trasforma da città profondamente cattolica a fulcro delle rivolte studentesche legate alla Facoltà di Sociologia. È il cinema a influenzare profondamente la sua vita: frequenta assiduamente sale parrocchiali e cineforum, alimentando il sogno di studiare cinema e trasferirsi a Parigi. Un sogno che riuscirà a realizzare grazie a una borsa di studio. A Parigi incontra una figura fondamentale per il suo futuro: lavora come babysitter per la direttrice di "Unifrance", l’organizzazione dedicata alla promozione del cinema francese. Attraverso questa conoscenza, Piera viene introdotta nel mondo del cinema francese e, in particolare, al prestigioso Festival di Cannes. Rientrata in Italia, inizia a collaborare con varie testate giornalistiche, specializzandosi nella critica cinematografica. La svolta arriva con la chiamata da Ciak, il celebre mensile di cinema. Qui comincia come inviata per poi diventare direttrice della rivista nel 1997, ruolo che ricoprirà fino al 2019. Durante la sua carriera, ha intervistato alcune delle più grandi star di Hollywood. È stata Direttore Artistico della Festa del Cinema di Roma e Presidente della Fondazione Cinema per Roma. Dal 2018 ricopre l’incarico di Presidente e Direttore Artistico dell’Accademia del Cinema Italiano e dei David di Donatello. La sua storia si intreccia con quella di Saverina Davoli, nata a Catanzaro nel 1950 in una famiglia molto umile. A soli cinque anni si trasferisce con la famiglia a La Spezia in cerca di fortuna. Saverina, venendo dal sud, è etichettata come "terrona" e spesso subisce punizioni corporali. Per mantenersi svolge molti lavori e nel frattempo si sposa. Dopo qualche tempo, dà alla luce il suo primo figlio. Iscritta all'ufficio di collocamento, le viene proposto un corso di formazione per gruisti al porto di La Spezia. È un lavoro usurante e pericoloso ma ben retribuito e Saverina, si impegna con tutta sé stessa per imparare il mestiere, nonostante la paura iniziale dell’altezza. Saverina è tra le prime donne a intraprendere questa professione e a farsi strada, in un ambiente dominato dal maschilismo.
Seguono due ragazze degli anni ‘60. Anna Maria Matarrese nasce ad Alberobello il 14 aprile del 1943. In giovane età comincia a lavorare nei campi e contemporaneamente apprende dalla madre l’arte della tessitura. Ha appena quindici anni quando conosce Armando. Ad Anna Maria non piace in un primo momento. Quando però lui le chiede di sposarla lei cede. In brevissimo tempo Armando si fa conoscere per quello che è realmente: un uomo manesco, maschilista, donnaiolo e scansafatiche. In quattro anni Anna Maria si ritrova con tre figli e un impegnativo ménage familiare tutto sulle sue spalle. Anna Maria non si perde d’animo e mette a frutto la sua abilità nella tessitura del lino grezzo e nella creazione dei fischietti di terracotta. All’inizio i sacrifici sono tanti ma con il tempo la bottega artigianale di Anna Maria conoscerà un grandissimo sviluppo. La sua storia è intrecciata con quella di Ida Castiglioni, nata il 2 luglio del 1946 a Varese da una famiglia benestante. Il papà è un imprenditore e la mamma un’insegnante. Terminato il liceo, si trasferisce a Milano per studiare architettura, conseguendo la laurea a tempo di record. Mentre inizia a svolgere la professione di architetto, sviluppa un notevole interesse per la vela e comincia a frequentare l’isola di Caprera, dove nel corso di due anni diventa prima velista e poi anche istruttrice. Attraverso una serie di regate nel Mediterraneo, Ida conosce tre velisti, tutti uomini, che la invitano ad affrontare con loro la Cape2Rio, una regata transoceanica che parte da Città del Capo e ha come destinazione una città del Sudamerica. Ida accetta l’invito, è il 1973. Dopo quella esperienza si mette in testa di prender parte alla OSTAR, una regata dedicata a imbarcazioni a vela con un equipaggio formato da una sola persona, che parte dalla città britannica di Plymouth e arriva a Newport negli Stati Uniti. Ida ci riuscirà nel 1976 dopo aver acquistato una barca tutta sua che chiamerà "Eva". Sarà la prima donna italiana a portare a termine questa regata. Ci riuscirà dopo trentasette giorni di navigazione, sfidando violente tempeste e onde alte dieci metri. Da quel momento in poi Ida si occuperà di vela come giornalista seguendo tutte le edizioni dell’America’s Cup.